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Padre Pedro, una vita a fianco degli ultimi
Il sacerdote verso gli altari: via alla Causa
Dopo il nulla osta della Congregazione delle Cause dei Santi, decretato in Brasile l’inizio della causa di beatificazione e canonizzazione. Il sacerdote originario di Ponte Nossa, morto nel 2009, è stato sempre un pioniere, come parroco missionario nel Polesine e nell’America Latina.
Giovedì 20 febbraio a Teresina (Brasile) l’arcivescovo Jacinto Brito ha dichiarato l’inizio ufficiale della causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio don Pietro Balzi, prete originario di Ponte Nossa e appartenuto alla Comunità missionaria del Paradiso, mancato nell’ottobre 2009.
Ricevuto il nulla osta della Congregazione delle Cause dei Santi, padre Pedro Balzi – come veniva chiamato dalla sua gente – può d’ora in poi essere invocato come Servo di Dio, e una preghiera per la devozione privata è stata pubblicata dall’arcivescovo di Teresina. Le prossime tappe prevedono uno studio critico degli scritti e documenti storici e la costituzione di un Tribunale per ascoltare i testi. Il postulatore della causa è padre Igor Torres, della Diocesi di Teresina, nato e cresciuto nella parrocchia di Vila da Paz, quindi «figlio spirituale» del Servo di Dio. Attualmente vive a Roma, dove studia Bioetica.
«La vita di padre Pedro – racconta don Igor – fu sempre guidata dalla Provvidenza e da una generosa fiducia nella volontà di Dio. L’origine semplice (secondo figlio di immigrati in Svizzera) l’ha portato a uno stile di sobrietà e forza interiore che ha tradotto in disponibilità missionaria, come sacerdote fidei donum. È stato sempre un pioniere, come parroco missionario nel Polesine e nell’America Latina. La sua spiritualità classica si mischiava al dinamismo di azioni concrete per sollevare dalla sofferenza morale e spirituale i più bisognosi. Queste tracce della sua vita missionaria – di cui lui stesso non parlava mai – sono affiorate con inquietante evidenza dal momento della sua morte. Le esequie sono state infatti il punto di partenza per la comprensione del fatto che la “fama di santità” in vita era da considerare molto seriamente».
Sono cinque le diocesi coinvolte nella causa: Friburgo-Ginevra-Losanna (Svizzera), Bergamo e Chioggia (Italia), La Paz (Bolivia), Teresina (Brasile). Padre Pedro è infatti nato a Losanna, dove è stato battezzato. Figlio di immigrati, ha sperimentato cosa significa vivere in terra straniera. Ricorda ai migranti la loro dignità e alle nazioni che li ricevono la necessità di un’accoglienza dignitosa. La convivenza scolastica in Svizzera – era l’unico cattolico in aula – ha preparato padre Pedro già da bambino a coltivare un rapporto ecumenico che cercava sempre il «positivo» dell’altro. Le sue memorie dall’infanzia puntano sui valori che si dovrebbero oggi riscoprire nella educazione cristiana: identità solida, rispetto universale, senso di sobrietà.
Bergamo è stata la terra della sua vocazione. Fino alla fine si è considerato «prete di Bergamo» e questo sembrava l’unico orgoglio a cui non poteva rinunciare. Le sue opere sono nate dalla generosità dei bergamaschi e a questa generosità padre Pedro richiamava continuamente. Alla «sua Diocesi di Bergamo» lascia in eredità un amore sacerdotale illimitato, la continua intercessione per i benefattori (promessa tante volte) e l’invito a continuare la strada missionaria, in cui lui si pensava «uno dentro la squadra». Nel Polesine (Diocesi di Chioggia) padre Pedro, con altri preti paradisini, è stato eroe della fede.
A La Paz, con la parrocchia di Munaypata e l’ospedale Giovanni XXIII, oltre alle varie strutture disperse nell’altipiano, padre Pedro lascia in eredità anzitutto la sua dedicazione ai più bisognosi del mondo e la disposizione alla sofferenza nella difesa del bene.
A Teresina lasciò, oltre la sua tomba, l’esempio della perenne fecondità del sacerdozio, offrendosi come zelante parroco fino all’ultimo respiro. E anche la paternità spirituale e pedagogica, la carità instancabile e creativa, insomma l’apertura alla missione ovunque e in tutti i modi richiesti dalla Provvidenza, con opere che si occupano della cura dei lebbrosi, dei bambini, dei giovani, degli anziani, dei tossicodipendenti.
Nel 2014, trascorsi i cinque anni previsti dalla morte del Servo di Dio, un gruppo di rappresentanti della parrocchia e delle Opere sociali sostenute da padre Pedro hanno consultato l’arcivescovo di Teresina sulla possibilità di iniziare una causa diocesana per la beatificazione. L’arcivescovo ha accolto molto bene l’intenzione e nel 2019, in occasione dei dieci anni della morte di padre Pedro a ottobre, ha firmato a giugno il decreto canonico di erezione dell’associazione di fedeli Padre Pedro Balzi che si occupa della causa. Iniziate quindi le procedure, l’arcivescovo ha inviato alla Congregazione delle Cause dei Santi una lettera ufficiale per ottenere il parere della Santa Sede.
E proprio giovedì, nella Cattedrale di Teresina, dove padre Pedro ha partecipato tante volte alla concelebrazioni diocesane, l’arcivescovo ha pubblicato la risposta della Santa Sede e, decretando l’inizio della causa – fatto inedito per la città di Teresina – ha approvato una preghiera per richiedere l’intercessione del Servo di Dio. Le prossime tappe prevedono uno studio critico degli scritti e documenti storici e la costituzione di un Tribunale per ascoltare i testi.
«Il segreto per capire fino in fondo lo stile missionario di padre Pedro Balzi, dal Polesine al Brasile, è la sua umiltà – conclude don Igor –: nel corso della vita ha deciso sempre di fare il suo dovere nel completo nascondimento, oppure non essendo possibile, rifiutando fermamente tutto ciò che potesse “ammorbidire” la sua missione o raccontarla gloriosamente. Tutto tributava “alla gloria di Dio, che adoriamo; all’onore della Madonna, che veneriamo; al bene delle anime, che amiamo”. Spiritualmente, il Servo di Dio padre Pedro Balzi ci insegna ad ascoltare con attenzione la volontà di Dio nel tempo presente della Chiesa, e perciò si deve riaffermare il primato della preghiera. Sul versante pastorale, lui ci insegna che i mezzi vengono dalla Provvidenza divina, ma dipendono sostanzialmente dall’offerta di se stessi per il bene e la salvezza di tutti».
FONTE: Eco di Bergamo, 21 febbraio 2020